ADA raccontata da Giovanni Marano
Ada figlia mai nata, ma che vive in quest’opera e con quest’opera, rivive in quei fotogrammi di un corpo che l’ha tenuta in grembo per mesi, quel corpo che mutava ogni giorno come un eterno divenire, processo scandito dai rintocchi di un orologio, simbolo meccanico che detta i tempi ad una estenuante routine, dentro la quale ci siamo imprigionati, mentre una miriade di stazioni radio, sovrapponendosi tra loro, in vano tentano di sintonizzarsi col resto del mondo, disturbate dal delirio di una frenetica esistenza, nella quale la gente si è immersa, restando soffocata dalla propria quotidianità.
In questo enorme caos, in quest’orgia di tempo, di eventi e avvenimenti, la vita di Ada si ferma, per volontà della natura e del suo paradosso, che proprio nella sua crudeltà racchiude il più grande dono nei confronti di ogni essere sulla terra.
Ada non nascerà, il suo cammino verso la vita si fermerà prematuramente, e quel materno grembo che per mesi era stata la sua culla diverrà purtroppo la sua tomba. Ma nel dirle addio non vi sarà alcuno strazio né anatemi urlati al cielo né peggio ancora omertosi silenzi; la natura farà di quella fine un nuovo inizio, lavando e purificando con la pioggia ogni tristezza, ogni delusione e annunciando col cantar di un gallo un nuovo giorno.
Io sostengo che se quello della vita sia un miracolo, a compierlo non può essere che qualcuno di sovrannaturale, e chi meglio di una donna sa come creare la vita?
Già, la donna, meravigliosa creatura, incredibile creatrice.. così divina eppur straordinariamente umana.
Se davvero un Dio vi è nell’universo, di sicuro è santo.. ma è soprattutto donna!
Per questo, Serena, va oltre l’aver realizzato una semplice opera d’arte, lei compie un miracolo, Perché attraverso quest’opera Ada torna in vita...
perché seppur non è mai nata è però venuta al mondo.
Ada figlia mai nata, ma che vive in quest’opera e con quest’opera, rivive in quei fotogrammi di un corpo che l’ha tenuta in grembo per mesi, quel corpo che mutava ogni giorno come un eterno divenire, processo scandito dai rintocchi di un orologio, simbolo meccanico che detta i tempi ad una estenuante routine, dentro la quale ci siamo imprigionati, mentre una miriade di stazioni radio, sovrapponendosi tra loro, in vano tentano di sintonizzarsi col resto del mondo, disturbate dal delirio di una frenetica esistenza, nella quale la gente si è immersa, restando soffocata dalla propria quotidianità.
In questo enorme caos, in quest’orgia di tempo, di eventi e avvenimenti, la vita di Ada si ferma, per volontà della natura e del suo paradosso, che proprio nella sua crudeltà racchiude il più grande dono nei confronti di ogni essere sulla terra.
Ada non nascerà, il suo cammino verso la vita si fermerà prematuramente, e quel materno grembo che per mesi era stata la sua culla diverrà purtroppo la sua tomba. Ma nel dirle addio non vi sarà alcuno strazio né anatemi urlati al cielo né peggio ancora omertosi silenzi; la natura farà di quella fine un nuovo inizio, lavando e purificando con la pioggia ogni tristezza, ogni delusione e annunciando col cantar di un gallo un nuovo giorno.
Io sostengo che se quello della vita sia un miracolo, a compierlo non può essere che qualcuno di sovrannaturale, e chi meglio di una donna sa come creare la vita?
Già, la donna, meravigliosa creatura, incredibile creatrice.. così divina eppur straordinariamente umana.
Se davvero un Dio vi è nell’universo, di sicuro è santo.. ma è soprattutto donna!
Per questo, Serena, va oltre l’aver realizzato una semplice opera d’arte, lei compie un miracolo, Perché attraverso quest’opera Ada torna in vita...
perché seppur non è mai nata è però venuta al mondo.